Il generale di divisione Roberto Vannacci, 55 anni, spezzino, sposato, due figlie, è l’autore de “Il mondo al contrario”, un testo di 358 pagine, pubblicato autonomamente, di cui si discute da giorni con animosità.
Ad innescare il detonatore, che ha fatto scoppiare furiose polemiche, ha provveduto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, con la decisione di prendere le distanze dal contenuto del libro e contestualmente nell’agire, di concerto con i vertici militari, perché fosse rimosso dall’incarico.
Se il Ministro avesse letto il libro (ma di che razza di Ufficio stampa s’avvale?) e non si fosse basato su alcuni stralci di quotidiani mainstream per prendere quell’affrettata decisione, avrebbe certamente evitato di mettere in imbarazzo il governo, a cominciare dal suo Presidente del Consiglio. Ma tant’è.
Il bello è che il contenuto del libro del generale Vannacci, tra l’atro, contesta propio questo modo d’agire, diventato ormai norma: prendere decisioni, anche gravi, senza essere prima ben documentati o avere conoscenza della materia. Lupus in fabula, viene da dire.
Per scrivere questo editoriale ovviamente abbiamo letto tutto il testo e al termine c’è sorto un dubbio non certo amletico: Guido Crosetto è al posto giusto? Se anche avesse avuto delle pressioni da alti Uffici, come ipotizzato dal quotidiano “La Verità”, avrebbe potuto invocare la sua autonomia di ministro e attendere prima di procedere. Purtroppo il Ministro della Difesa s’è mostrato perfettamente in linea con quel politically correct che da oltre trent’anni è imposto da élite egemoni come i radical chic e i cattocomunisti le cui dannose scelte sono, guarda caso, messe in luce da “Il mondo al contrario”.
Il generale Vannacci, in 37 anni di servizio militare vissuti in gran parte, non dietro una scrivania, ma in luoghi dove la vita è davvero a rischio, scrive con cognizione di causa e argomenta il suo pensiero con dati e cifre inoppugnabili (si veda il suo ricco curriculum nella recensione al libro pubblicata qui accanto).
I temi di cui si occupa – ambientalismo, energia, società multiculturale e multietnica, sicurezza, casa, famiglia, patria, pianeta lgbtq+, tasse, animalismo – sono assolutamente pertinenti e utili a quella civile discussione, per troppo tempo egemonizzata dai soliti noti.
Qual è il vero “crimine” commesso dal generale Vannacci? Non essersi omologato al pensiero unico favorito e interpretato da quelle forze economiche e politiche che sono funzionali al progetto del Forum economico di Davos.
Come le persone intelligenti ed esperte delle “cose del mondo”, il Generale non manca di arguto umorismo quando raccomanda la lettura «ad un pubblico adulto e maturo in grado di comprendere gli argomenti proposti senza denaturarli, interpretarli parzialmente o faziosamente compromettendone, così, la corretta espressione e l’originale significato».
Parole disarmanti che fanno cadere la maschera ai progressisti ideologizzati, veri artisti nel mistificare la realtà.
È bastato ricordare che statisticamente nel mondo gli eterosessuali sono il 97 per cento e gli omosessuali il 3, quindi una minoranza, perché il generale Vannacci fosse messo alla gogna come il peggior criminale della Terra.
L’orgoglio omosessuale è costantemente rivendicato in pubblici cortei, spesso oltre il limite della decenza, ospitati in tante città, ma nessuno s’è mai sognato di rivendicare l’orgoglio eterosessuale che pure appartiene al 97 per cento della popolazione mondiale.
Ciò che evidenzia “Il mondo al contrario” è proprio l’ostinato tentativo di capovolgere la realtà da parte di pochi (ma dotati di mezzi potentissimi, compreso l’intero apparato massmediatico) per costringere i più a non mettere in discussione la narrazione su cui fondano la loro leadership.
In fondo con il suo libro il generale Vannacci lancia un appello agli italiani perché prendano atto che il torpore in cui sono caduti è creato ad arte: drogati dal pensiero unico non si rendono conto che è in pericolo la democrazia in cui sono cresciuti.
Umanamente solidarizziamo con il Generale di divisione, un osso duro per tutti, dentro e fuori l’Esercito. Eh, sì, perché tra i suoi oppositori potrebbero esserci anche alcuni colleghi che, stando alle dichiarazioni dell’ex parlamentare europeo, Marco Rizzo, non avrebbero gradito il suo esposto a tutela di diversi militari periti o ammalatisi a seguito del maneggio di proiettili ad uranio impoverito. La denuncia sarebbe avvenuta nel periodo in cui Sergio Matterella guidava il dicastero di via XX Settembre.
Roberto Vannacci forse non diventerà generale di corpo d’armata (spetta al Ministro della Difesa conferire la terza stella), sgombrando così il campo ad altri pretendenti, ma da oggi, grazie al coraggio dimostrato nel dire pubblicamente ciò che milioni di italiani pensano, è già un’autorevole voce della quale anche il mondo politico farebbe bene a tenere conto.
Hanno già solidarizzato con lui il Movimento Pro vita & famiglia, diversi generali a riposo, ex magistrati e uomini di legge, il sindacato dei Carabinieri, alcuni parlamentari e, nei commenti sui social, moltissimi cittadini.
Del resto il suo libro è già un best seller, pur non trattando intriganti spy story intrecciate da segrete operazioni militari (sulle quali avrebbe potuto facilmente intrattenere il pubblico), ma riflessioni su argomenti di vita quotidiana. Riflessioni che dimostrano quanto alto sia il suo indice di gradimento.
La cultura, l’esperienza e soprattutto la determinazione di questo Generale di divisione ne fanno un leader capace di aggregare larghi consensi in un’opinione pubblica stanca di essere governata da una mediocre classe dirigente politica, economica e finanziaria.
didascalia: Generale Roberto Vannacci – www.ilparagone.it